Caro Inchiostro di Puglia,
mi chiamo Matteo Avella e ti voglio raccontare la mia storia di famiglia.
Tutto cominciò con mio nonno Giovanni detto “Nannìn” (è così che lo chiamano) che faceva il viticoltore. Aveva un piccolo pezzetto di terra (circa 2 ettari) in cui coltivava uva da tavola.
Bene, nel 1986 Nonno Nannìn, originario di Turi, riuscì ad ampliare la sua attività acquistando un po’ di terra in provincia di Bari. Ed è proprio su questa terra che nel 1990 scoprì in modo totalmente fortuito una fonte d’acqua minerale.
Lui stava cercando acqua per irrigare i suoi campi, quando nel cuore della Murgia barese si imbatté durante una notte (uscirà un libro su questa storia) in una sorgente sotterranea profonda circa 600 metri.
Da subito lui si accorse che quell’acqua era ‘speciale’ , credeva che avesse degli effetti benefici per la salute, ma in famiglia erano tutti scettici. Nessuno credeva che quell’acqua potesse essere commercializzata, ad eccezione di mio padre, all’epoca novello fidanzato di mia madre e giovane architetto.
Cosi quando mio nonno gliene parlò, gli affidò il compito di far analizzare l’acqua e procedere con il difficile e lungo iter burocratico.
Negli anni seguenti e dopo attenti studi idrogeologici del bacino, della profondità, della roccia e dell’età dell’acqua, grazie alla collaborazione di varie Università, finalmente il nonno poté chiedere alla Regione Puglia il permesso di ricerca.
Ottenuti tutti i risultati e completati i cicli di analisi stagionale depositarono la documentazione a Roma, al Ministero della Salute.
Insomma, una storia lunga…
Nel frattempo nel maggio 1995 i miei genitori si sposarono, e l’anno dopo (a settembre) sono nato io.
Il 1996 fu anche l’anno in cui si realizzò il sogno di mio nonno, fu infatti costituita la società di imbottigliamento. E solo 2 anni dopo il Ministero della Salute riconobbe la nostra come acqua minerale oligominerale.
Arrivati a questo punto per perseguire il ‘grande sogno’ la mia famiglia diede fondo ai risparmi di una vita (misero tutto in gioco) ed ottennero prestiti bancari per le cifre mancanti, indebitandosi ulteriormente.
Iniziarono subito i lavori per la costruzione del capannone. E nel gennaio 2001, l’impianto di imbottigliamento di produzione fu pronto, con i suoi uffici e circa 4.000 metri quadrati di capannone.
L’avventura ebbe inizio.Ma le cose non andarono bene. Anzi.Nel 2003 rischiammo la bancarotta, le cose non giravano proprio bene.
La mia famiglia provò a vendere tutto, non riuscendo a trovare interlocutori seriamente interessati. Ci offrirono solo cifre irrisorie, tanto irrisorie da non riuscire nemmeno a coprire i debiti accumulati.
Anni pieni di notti insonni per i miei, ma come dice Antonello Venditti (fammela mettere ‘sta citazione): “E quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita”.
Infatti, è stato proprio allora che mio nonno, mio padre e mia madre decisero di rimboccarsi le maniche e di non mollare. Anzi di rimettersi in gioco.
Mandarono via parte della dirigenza (avevano ingaggiato dei professionisti del settore) e mia madre si mise in prima persona a capo dell’azienda. Mio nonno continuava a ripetere: “Se ‘sta azienda perde soldi, voglio vedere io con i miei occhi dove li perde.”
Così partì un processo di ristrutturazione aziendale che ribaltò le sorti dello stabilimento.
Il resto è storia.
Oggi, nel 2021, la nostra è un’azienda sana, virtuosa e in crescita. Parte di una holding che opera nel settore agroalimentare e immobiliare in cui ci lavorano più di 250 persone e che continua ad investire milioni nella nostra Puglia. E “Acqua Amata” è stata scelta tra le 100 Eccellenze Italiane da Forbes.
Io ho 25 anni, so di essere un privilegiato perché ho potuto viaggiare e studiare (tra Londra e Roma). E con una Tesi di Laurea sul settore di imbottigliamento di acqua minerale da poco sono tornato in Puglia per proseguire la storia della mia famiglia. Con le mie radici ben piantate in profondità, dove c’è l’acqua.
Ora tocca a me dare il mio contributo. Io che sicuramente trovo la strada spianata dai sacrifici fatti dai miei. Ma che sento forte addosso il peso della responsabilità. La paura di sbagliare. Di non essere all’altezza.
Stanno per partire nuove sfide che ci proietteranno nel futuro, dove ci troveremo a competere con grosse aziende concorrenti (magari proprio le stesse che in passato non hanno voluto rilevare la nostra realtà).
Sono ancora giovane, ho ancora tanto da fare ed affrontare. Ma spero di riuscire a portare la nostra acqua nel mondo, in nome degli sforzi e dei sacrifici compiuti dai miei.
Scusami se sono stato lungo…Grazie per l’attenzione.
Matteo
*Ti allego una foto scattata in azienda dove sono com mia mamma e mio nonno 🙂